Crocifisso che parlò a S. Tommaso D’Aquino

di Padri Domenicani

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QUANDO L’ARTE SPERIMENTA IL DONO

La chiesa di San Domenico Maggiore,  assieme al suo adiacente convento, costituisce uno dei più grandi e importanti complessi religiosi della città, sia sotto il profilo storico, che artistico, che culturale.  Nel 1231 i domenicani, con a capo Fra Tommaso Agni da Lentini, giunsero a Napoli, e non disponendo di una sede propria, si stabilirono nell’antico monastero della chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa, gestita dai padri benedettini, prendendone possesso.

La consacrazione della chiesa a San Domenico avvenne nel 1255 per volere di papa Alessandro IV, come attestato da una lapide posta alla destra dell’ingresso principale.

È all’interno della Basilica di San Domenico Maggiore che i frati domenicani conservano la tavola titolata “IL CROCIFISSO”, considerata miracolosa in quanto identificata con quella che parlò a San Tommaso in preghiera durante l’ultimo soggiorno del santi a Napoli, nel 1273.

È un rarissimo esempio di pittura duecentesca in Campania che la tradizione religiosa  ha conservato fino a noi. Non si conosce l’identità dell’artista, ma tutto fa pensare alla mano di un pittore napoletano, in quanto la sua arte è definita unica in un’epoca che non conobbe una così signorile abitudine dei migliori modi bizantini unita ad una così piena dimenticanza dell’impronta romanica.

Particolare sapore di un’arte che nasce proprio da una humanitas “intenerita” e pittoresca, drammatica e intensa, che trapela attraverso le pennellate di questo anonimo artista.

Tra gli obiettivi del progetto “Crocifisso che parlò a S. Tommaso D’Aquino – QUANDO L’ARTE SPERIMENTA IL DONO” quello di non perdere un’opera eccezionale che appartiene alla nostra cultura, alla nostra storia.

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